Il Dott. Sandro Gennari spiega l'origine e la diagnosi di questa patologia che affligge molti giovani calciatori
La pubalgia è una delle patologie più comuni e discusse in medicina sportiva. Si tratta di una sindrome che colpisce la sede inguinale e pubica, nella zona interna delle cosce. Il dottor Sandro Gennari, dello Studio Fisio Eur Gennari, spiega che alla base di questa patologia c’è sempre un sovraccarico funzionale dei muscoli adduttori della coscia, associato a microtraumi che si reiterano nel tempo. La pubalgia interessa sia gli atleti professionisti, sia chi pratica sport a livello amatoriale. Maggiormente a rischio sono senza dubbio i calciatori, seguiti da chi pratica hockey, rugby e la corsa di resistenza, come anche la pallanuoto, la pallamano o il basket. In particolare, chi pratica calcio è esposto al rischio di pubalgia per il fatto di compiere continuamente alcuni gesti tecnici come: cambi di direzione, tiri e passaggi, scatti, salti, contrasti e dribbling. Un altro fattore che incide pesantemente sulla comparsa di questa patologia è il fondo sconnesso su cui spesso si gioca. Contribuisce, inoltre, anche il continuo atteggiamento iperlordotico al quale i calciatori sono costretti, che consiste nell’anteroversione del bacino (la tendenza a sporgere in avanti la pancia). La pubalgia si suddivide in tre macro – aree: la tendinopatia inserzionale, legata ai microtraumi dei muscoli della coscia e addominali; la sindrome sinfisaria, per i microtraumi indotti dai muscoli induttori che, non muovendosi in maniera bilanciata, producono uno squilibrio al bacino; la sindrome della guaina del retto femorale, dovuto a una forte tensione nella muscolatura addominale, seguita dallo stiramento e dalla compressione del nervo perforante. Sono tante le cause della pubalgia. Tra esse, certamente lo scarso equilibrio tra addominali e adduttori, la lombalgia, la colite, il sovrappeso, correre in modo scorretto, l’utilizzo di calzature inadeguate, i terreni sconnessi o troppo duri. Tra i sintomi spicca il forte dolore nel distretto inguinale, il più delle volte dovuto a tensioni muscolari eccessive del gruppo dello psoas, degli adduttori, del quadrato dei lombi e del medio gluteo. Abbiamo chiesto al dott. Gennari quali rimedi si possono adottare quando si presenta questa patologia: “Si consiglia un lavoro di allungamento e di stretching globale. L’approccio riabilitativo classico prevede terapie fisiche volte a limitare l’aspetto del dolore. Sono consigliate quindi: la Laserterapia; la Tecarterapia e le onde d’urto, in situazioni di calcificazioni sul pube. Tuttavia – spiega – queste terapie non lavorano sulle cause che generano la patologia, ma agiscono soltanto sull’attenuazione del dolore. E’ possibile lavorare sulla postura, agendo sulla lunghezza globale di tutti i distretti muscolari: in particolare bisogna concentrarsi sullo psoas, sul retto addominale e sulla catena dei flessori”. Da considerare anche l’utilizzo dei plantari per la correzione della postura. “Sempre in tema di prevenzione della pubalgia – aggiunge Gennari – si può utilizzare il kinesio taping, una tecnica correttiva meccanica e sensoriale che favorisce una migliore circolazione sanguigna e linfatica nell’area da trattare; inoltre non contiene e non limita, ma informa il muscolo o l’articolazione coinvolta, producendo la miglior risposta muscolare e facilitando i processi di auto-guarigione”.
Via Pierfranco Bonetti, 88, 00128 Roma RM
Condividi le tue opinioni su Gazzetta Regionale
PENNA A SFERA EDIZIONI - SOCIETÀ COOPERATIVA Via Appia Pignatelli, 235, 00178 Roma tel. 06 89277529 fax. 06 64011904 C.F. e P.IVA: 12861621006 Numero REA: 1405885 Iscrizione al Registro delle Imprese di Roma n° 12861621006 gazzettaregionale.it è una testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Roma n.126 del 16/05/2014 la testata fruisce dei contributi diretti editoria L. 198/2016 e d.lgs 70/2017 (ex L. 250/90)