Segnalazioni relative al suicidio mai così alte come nel 2021. Sono state quasi 6.000 le richieste d’aiuto arrivate lo scorso anno a Telefono Amico Italia da persone attraversate dal pensiero del suicidio o preoccupate per il possibile suicidio di un proprio caro. Le richieste d’aiuto sono cresciute del 55% rispetto al 2020 e sono quasi quadruplicate rispetto al 2019, prima della pandemia. A preoccupare particolarmente il dato relativo ai giovani: il 28% delle richieste d’aiuto, arrivate alla linea telefonica o nella chat di WhatsApp di Telefono Amico Italia, è di under 26.
E il 2022 non sembra portare miglioramenti: nel primo semestre dell’anno le richieste d’aiuto sono state più di 2.700, il 28% di giovani fino a 25 anni.
I dati dell’organizzazione di volontariato, diffusi in occasione della Giornata internazionale per la prevenzione del suicidio, che ricorre il 10 settembre, accendono una luce su un fenomeno spesso trascurato ma che nel mondo è responsabile di circa 800.000 morti, una ogni 40 secondi.
L’incidenza del suicidio è particolarmente grave tra i giovani: è in questa fascia d’età, infatti, che rappresenta la percentuale più importante sul totale dei decessi. Ogni anno, quasi 46.000 bambini e adolescenti tra i 10 e i 19 anni si tolgono la vita, circa uno ogni undici minuti. Il suicidio è la quinta causa di morte più comune tra gli adolescenti dai 10 ai 19 anni e la quarta nella fascia d’età dai 15 ai 19 anni (addirittura la terza se si considerano solo le ragazze.
“Il suicidio nei più giovani è un fenomeno di grande impatto, anche perché presenta una fattispecie tutta sua, che non necessariamente è sovrapponibile alle problematiche dell’adulto” spiega Maurizio Pompili, Professore Ordinario di Psichiatria presso Sapienza Università di Roma e Direttore della UOC di Psichiatria presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Andrea di Roma. “Spesso viene misconosciuto tutto il versante dei segnali d’allarme: solo a posteriori appaiono in maniera nitida quelli che erano segnali anticipatori, ma che erano stati in qualche modo criptati.
Si dovrebbe fare attenzione se il soggetto non riesce a seguire le attività scolastiche, non si applica negli sport, è ritirato dagli amici, dagli affetti, ha problematiche somatiche non ben identificabili, fa uso di sostanze in maniera importante. Bisognerebbe, inoltre, cercare di avere l’aiuto, peer to peer, dei compagni. È importante istruire i giovani a riconoscere tra i loro pari la persona che ha bisogno d’aiuto”.
Secondo l’Istat, nel 2021 in Italia sono 220mila i ragazzi tra i 14 e i 19 anni insoddisfatti della propria vita e, allo stesso tempo, in una condizione di scarso benessere psicologico. Se, infatti, i giovanissimi sono stati i meno toccati dagli effetti fisici della pandemia, sono stati però profondamente colpiti dai lockdown e dalle privazioni alla vita quotidiana e sociale che questi hanno comportato. Il 44% dei teenagers, secondo i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie statunitensi, all’inizio del 2021 si sentiva senza speranza e continuamente triste.
Spiega la professoressa Michela Gatta, Direttrice dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile dell’Azienda Ospedale-Università di Padova: “Molti dei ragazzi che si incontrano, sia in ambito clinico che non, riportano paura del futuro, scarsa propositività e progettualità, timore della solitudine, confusione mentale e difficoltà neuropsicologiche, preoccupazioni per malattie o accadimenti negativi a sé e/o agli altri. In ambito neuropsichiatrico infantile, che si occupa di persone fino ai 18 anni, si è evidenziata come più colpita dalla pandemia la fascia d’età adolescenziale, 12/18 anni, e tra questi ragazzi coloro che già soffrivano di disturbi neuropsichici, specie di natura internalizzante (ad esempio ansia, sindromi affettive, disturbi ad espressione somatica), e coloro il cui ambiente familiare si è manifestato meno resiliente.
“In ambito ospedaliero – conclude la professoressa Gatta – i ricoveri psichiatrici dell’età evolutiva hanno visto un aumento significativo di casi di autolesionismo suicidario e non, e di disturbi del comportamento alimentare”.
“La prevenzione del suicidio è possibile e riguarda tutti – aggiunge il professor Pompili – il primo passo (quella che viene chiamata prevenzione primaria) consiste nel cercare di sensibilizzare tutta la popolazione sul fenomeno e far sì che tutti sappiano cogliere i segnali d’allarme, così da poter riconoscere il soggetto a rischio e agire d’anticipo. L’obiettivo è fornire a tutti una sorta di ABC per riconoscere il soggetto in crisi. Un po’ come quando notiamo degli elementi salienti di una patologia fisica imminente e, quindi, portiamo al pronto soccorso una persona, sappiamo come soccorrerla. Così dovrebbe essere anche in caso di rischio di suicidio”.
Ma a quali segnali prestare attenzione?
“Alle verbalizzazioni – spiega Maurizio Pompili – frasi come “a che serve vivere”, “non ce la faccio più”; all’alterazione delle abitudini, ad esempio quelle del sonno (sonno disturbato, insonnia o ipersonnia); all’aumento del consumo d’alcool. O ancora il soggetto può ritirarsi dagli amici e dagli affetti, cimentarsi in attività rischiose, fare una sorta di testamento (regalare oggetti a lui cari, dare via cose a cui è molto legato). Infine, bisogna prestare attenzione ai cambiamenti d’umore: se un soggetto precedentemente angosciato appare improvvisamente risollevato, come se avesse risolto i suoi problemi dall’oggi al domani, potrebbe aver preso la decisione di suicidarsi. Ha capito come risolvere il suo problema nel modo più estremo”.
“Quando si notano questi segnali – aggiunge il professor Pompili – bisognerebbe avvicinarsi in maniera molto empatica al soggetto, non lasciarlo solo e portarlo all’attenzione di un operatore della salute mentale. È importante tenere a mente che chi si toglie la vita non vuole morire. Vorrebbe vivere, a patto che si riduca il livello di sofferenza che si trova a sperimentare. Il suicidio è visto come la migliore via di uscita di questo dolore, laddove tutte le altre soluzioni hanno fallito. Riducendo, quindi, questo dolore possiamo aiutarle a salvarsi”.
Nel solo 2021 quasi 6.000 persone hanno chiesto aiuto a Telefono Amico Italia per tematiche relative al suicidio, di questi la maggioranza sono state donne, il 57%.
Per quanto riguarda l’età si registrano due diverse tendenze nei due principali servizi dell’associazione – il numero unico nazionale 02 2327 2327 e il servizio di chat WhatsappAmico, raggiungibile al numero 324 011 72 52 – connaturate alle caratteristiche e all’utente tipo di ognuna. Alla linea telefonica sono arrivate in maggioranza segnalazioni relative al suicidio di adulti: il 22% da persone tra i 46 anni e i 55, il 19% dalla fascia tra i 56 e i 65 e da quella tra i 36 e i 45. Le chiamate da giovani sono, comunque, state per il 14% di persone tra i 19 e i 25 anni e per il 6% ragazzi dai 15 ai 18 anni. Le proporzioni si ribaltano, invece, nel caso del servizio WhatsApp. Qui la maggior parte delle richieste d’aiuto sono arrivate da persone tra i 19 e i 25 (il 28%), da ragazzi tra i 15 e i 18 anni (il 22%) e dalla fascia tra i 26 e i 35 anni (il 18%).
La provenienza di chi nel 2021 ha chiamato per segnalazioni relative al suicidio è per il 21% Sud e Isole e per il 16% Nord Ovest, seguono con percentuali minori il Centro (9%) e le regioni del Nord Est (7%). La maggior parte di chi chiama, e la quasi totalità di chi utilizza il servizio d’ascolto su WhatsApp, decide comunque di non fornire questa informazione.
“I servizi di ascolto delle organizzazioni che sono impegnate a supportare chi si sente in difficoltà sono un presidio importante per la prevenzione – commenta Monica Petra, Presidente di Telefono Amico Italia – ma da sole non bastano. Occorre sempre di più sostenerle e creare una sinergia con le istituzioni pubbliche affinché si possa mettere in atto una vera strategia nazionale di prevenzione del suicidio. La mozione parlamentare approvata a giugno dalla Camera dei Deputati è stato un passo fondamentale in questa direzione: oltre a riconoscere il suicidio come importante problema di salute pubblica, impegna, infatti, il Governo a realizzare una strategia nazionale che fornisca una guida per le diverse aree di intervento”.
In occasione della Giornata internazionale per la prevenzione del suicidio – sabato 10 settembre – grazie al supporto dei centri locali distribuiti su tutto il territorio nazionale Telefono Amico Italia organizza in 16 piazze italiane l’evento di sensibilizzazione “Non parlarne è 1 suicidio”. In occasione dell’iniziativa i volontari dell’organizzazione incontreranno i cittadini invitandoli a scattare una fotografia all’interno di una speciale cornice e a condividerla, per lanciare il proprio messaggio di prevenzione da una piazza reale a quella virtuale dei social network.
“Sui problemi mentali grava ancora una sorta di tabù – conclude Monica Petra – una tendenza a non parlarne, nel caso del suicidio temendo l’emulazione. Questo porta molte delle persone e dei ragazzi che sono in una situazione psicologicamente precaria a non parlarne e non cercare aiuto, per paura di essere giudicati. Dare voce a quello che ci tormenta, alle nostre fragilità e a eventuali pensieri suicidi è, al contrario, il primo passo per superarli e un tassello fondamentale in materia di prevenzione”.
La campagna di sensibilizzazione di Telefono Amico Italia “Non parlarne è 1 suicidio” è sostenuta da numerosi artisti e influencer, tra cui: gli attori Barbara Bonanni, Sergio Vespertino e Patrizio Cossa; i cantautori Erica Mou, Cosimo “Zanna” Zannelli, L’ Aura e Jacopo Ratini; i cantanti Chiara Gallana aka “Aba” e Francesco Baggetta; il musicista Daniele Bagni e il cantante Max Rivara, componenti del gruppo EMOTU; lo scrittore Gianluca Gotto; l’influencer Elisa D’Ospina; la blogger e influencer Katia Pedrotti; la tik toker Elisa Altamura.
Per sostenere i progetti di Telefono Amico Italia in prevenzione al suicidio e aiutare l’organizzazione a rispondere alle numerose richieste d’aiuto: https://www.telefonoamico.it/preveniamo-il-suicidio/
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I mercati del lavoro dell’OCSE si sono ripresi con forza dalla pandemia COVID-19, ma le prospettive occupazionali globali sono ora molto incerte, secondo un nuovo rapporto dell’OCSE appena pubblicato a Parigi..
La guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina ha causato un calo della crescita globale e un aumento dell’inflazione, con impatti negativi sugli investimenti delle imprese e sui consumi privati.
Secondo le ‘Prospettive occupazionali dell’OCSE per il 2022’, mentre i mercati del lavoro rimangono rigidi nella maggior parte dei Paesi OCSE, la minore crescita globale comporta un probabile rallentamento della crescita dell’occupazione, mentre i forti aumenti dei prezzi dell’energia e delle materie prime stanno generando una crisi del costo della vita. Dal punto più basso della pandemia, nell’aprile 2020, i Paesi OCSE hanno creato circa 66 milioni di posti di lavoro, 9 milioni in più di quelli distrutti in pochi mesi all’inizio del contagio.
Il tasso di disoccupazione dell’OCSE si è stabilizzato al 4,9% nel luglio 2022, 0,4 punti al di sotto del livello pre-pandemia registrato nel febbraio 2020 e al livello più basso dall’inizio della serie nel 2001.
Il numero di lavoratori disoccupati nell’OCSE ha continuato a diminuire a luglio e ha raggiunto i 33 milioni, 2,4 milioni in meno rispetto a prima della pandemia. Tuttavia, se si considerano i singoli Paesi, il tasso di disoccupazione a luglio è rimasto più alto rispetto a prima della pandemia in un quinto dei Paesi OCSE. In diversi Paesi, inoltre, i tassi di partecipazione alla forza lavoro e di occupazione sono ancora inferiori ai livelli pre-crisi. Inoltre, l’occupazione sta crescendo più fortemente nei settori dei servizi ad alta retribuzione, mentre rimane al di sotto dei livelli pre-pandemia in molti settori a bassa retribuzione e ad alta intensità di contatto. “L’aumento dei prezzi dei generi alimentari e dell’energia sta avendo un forte impatto, in particolare sulle famiglie a basso reddito”, ha dichiarato il Segretario Generale dell’OCSE Mathias Cormann. “Nonostante la diffusa carenza di manodopera, la crescita dei salari reali non sta tenendo il passo con gli attuali alti tassi di inflazione. In questo contesto, i governi dovrebbero prendere in considerazione misure di sostegno temporanee e ben mirate. Ciò contribuirebbe ad attutire l’impatto sulle famiglie e sulle imprese più bisognose, limitando al contempo l’impatto sull’inflazione e il costo fiscale di tale sostegno politico”. Le condizioni rigide del mercato del lavoro fanno sì che le aziende in tutta l’OCSE si trovino ad affrontare una carenza di manodopera senza precedenti. Nell’Unione Europea, quasi tre imprese manifatturiere e di servizi su dieci hanno segnalato limitazioni della produzione nel secondo trimestre del 2022 a causa della mancanza di manodopera.
I salari nominali non tengono il passo con il rapido aumento dell’inflazione. Il valore reale dei salari dovrebbe diminuire nel corso del 2022, poiché si prevede che l’inflazione rimanga elevata e generalmente ben al di sopra del livello previsto al momento della stipula dei contratti collettivi per il 2022. La crisi del costo della vita colpisce in modo sproporzionato le famiglie a basso reddito. Esse devono destinare una quota significativamente maggiore del loro reddito all’energia e ai generi alimentari rispetto ad altri gruppi e sono state anche il segmento di popolazione che è rimasto indietro nella ripresa dei posti di lavoro dopo la pandemia COVID-19. In queste circostanze, secondo il rapporto, è essenziale sostenere i salari reali dei lavoratori a bassa retribuzione. I governi dovrebbero valutare come adeguare i salari minimi legali per mantenere l’effettivo potere d’acquisto dei lavoratori a bassa retribuzione. Anche i trasferimenti sociali mirati, controllati e temporanei alle persone più colpite dagli aumenti dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari contribuirebbero a sostenere il tenore di vita delle persone più vulnerabili. Nelle attuali circostanze, sarà fondamentale anche una discussione attiva tra governi, lavoratori e imprese sui salari. Nessuno di loro può assorbire da solo l’intero costo associato all’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime. Occorre quindi dare nuovo impulso alla contrattazione collettiva e riequilibrare il potere contrattuale tra datori di lavoro e lavoratori, consentendo a questi ultimi di contrattare il proprio salario in condizioni di parità. I Paesi dovrebbero intensificare gli sforzi per riconnettere le persone poco qualificate e altri gruppi vulnerabili ai posti di lavoro disponibili. Circa due terzi dei Paesi OCSE hanno aumentato il bilancio destinato ai servizi pubblici per l’impiego dall’inizio della crisi COVID 19 . Tuttavia, maggiori finanziamenti non sono sufficienti: i servizi per l’impiego e la formazione devono essere integrati, completi ed efficaci nel raggiungere i datori di lavoro e le persone in cerca di lavoro. Migliorare la qualità dei posti di lavoro in prima linea dovrebbe essere una priorità urgente per i governi. Più della metà dei Paesi OCSE ha istituito premi una tantum per compensare i lavoratori del settore dell’assistenza a lungo termine per il lavoro extra durante la pandemia. Tuttavia, meno del 30% dei Paesi ha aumentato la retribuzione su base continuativa.
In Italia, l’impatto della crisi del COVID-19 sul mercato del lavoro è stato attenuato dall’uso massiccio della Cassa Integrazione. Nonostante l’enorme calo delle ore lavorate, il tasso di disoccupazione massimo del secondo trimestre 2020 era solo 0.5 punti percentuali al di sopra del 9.7% del dicembre 2019. Il mercato del lavoro ha continuato a migliorare nei primi mesi del 2022 portando il tasso di disoccupazione al 7.9%% a luglio – ancora ben al di sopra della media OCSE del 4.9%. A giugno 2022, il tasso d’occupazione era al 60.1% – 1.1 punti percentuali al di sotto del livello del dicembre 2019. L’aumento del tasso di occupazione è stato maggiore per gli uomini (cresciuto di 1.2 punti percentuali fino al 69.1%) che per le donne (+0.9 punti percentuali per arrivare a 51%).
L’incidenza di posti di lavoro vacanti ha raggiunto livelli record nella seconda metà del 2021, per stabilizzarsi intorno a 1.9 nel primo trimestre 2022. L’aumento del tasso è stato particolarmente forte nei servizi di alloggio e di ristorazione, dove ha raggiunto il 3% all’inizio del 2022.
Nonostante l’aumento della tensione nel mercato del lavoro, la crescita salariale nominale rimane debole in Italia. Nel secondo trimestre 2022, la crescita annua dei salari orari negoziati è rimasta intorno all’1%, mentre l’inflazione ha raggiunto il 6.9% (contro una media OCSE del 9.7%).
Secondo le proiezioni dell’OCSE, i salari reali scenderanno del 3% in Italia nel corso del 2022, contro una media OCSE del 2.3%.
I giovani sono stati particolarmente colpiti dall’impatto iniziale della crisi. Nel primo trimestre 2022, I giovani avevano in parte recuperato lo svantaggio, ma erano ancora in ritardo rispetto ai lavoratori più anziani. Il tasso di occupazione per la fascia di età dai 15 ai 24 anni era al di sotto del livello pre-crisi nella maggior parte dei paesi, ed in media era tornato a livelli di inizio 2019 nell’area OCSE. Per le fasce di età 25-54 e 55-64, invece, il tasso di occupazione nello stesso periodo era cresciuto rispettivamente di 1 e 3 punti percentuali in media nell’area OCSE. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede un nuovo programma di politiche attive per il mercato del lavoro – Garanzia di Occupabilità dei lavoratori (GOL) – per fornire supporto personalizzato in termini di orientamento, aggiornamento e riqualificazione. Il programma offre anche fondi per la sperimentazioni di programmi su scala ridotta per valutarne l’efficacia e l’applicazione su ampia scala.
Il programma è diretto principalmente a gruppi particolarmente svantaggiati nel mercato del lavoro – inclusi i giovani – ed è aperto sia ai disoccupati che ai lavoratori a basso reddito – dipendenti o autonomi.
Da lunedì 12 settembre arrivano su Rai Yoyo i nuovi episodi di “Mini Cuccioli a scuola”. Appuntamento dal lunedì al venerdì, alle 7 con tre puntate in prima visione, per iniziare la giornata con il sorriso, e alle 21.30 con sei puntate, prima della buona notte. Il sabato e la domenica i Mini Cuccioli andranno in onda alle 15 e alle 21.40. Tutti gli episodi saranno disponibili anche su RaiPlay. “Mini Cuccioli a scuola” è la più recente serie dedicata ai deliziosi piccoli animaletti, coprodotta da Gruppo Alcuni e Rai Kids, per la regia di Sergio Manfio.
I Mini Cuccioli stanno crescendo, e con loro i tanti bimbi che si sono appassionati alle loro coinvolgenti avventure nel parco giochi e nei boschi limitrofi: adesso è ora di iniziare la scuola dell’infanzia, cosa che per i piccoli amici avverrà tra i banchi di una scuola davvero molto speciale. Per prima cosa i Mini Cuccioli incontreranno tanti nuovi compagni di classe e insegnanti assai simpatici, che sapranno essere fonte di ispirazione per infondere nei piccoli la voglia di scoprire e di imparare. In questa scuola, infatti, si impara “facendo” e confrontandosi con realtà diverse le une dalle altre.
Nelle nuove puntate , tra le altre cose, i piccoli protagonisti usciranno dalla scuola per andare in gita con la irruenta e multicolore classe, sempre guidata dai maestri. Si parte da Roma, Firenze, Venezia e Napoli, città d’arte nell’immaginario di tutti, che il giovane pubblico di Rai Yoyo – così come i bambini che vedranno la serie in tanti paesi del mondo – inizierà a conoscere.
Oltre alla scoperta delle città, le gite dei Minicuccioli proseguono in altri luoghi istruttivi, ma sempre divertenti.
Una visita scolastica molto interessante sarà quella a un Centro di raccolta dei rifiuti, per capire dove finiscono e come si trasforma ciò che viene gettato. I Mini Cuccioli e i loro compagni si divertiranno inoltre a scoprire come funziona uno studio di registrazione, con tanto di cinepresa e truccatrice; entreranno in un teatro per scoprire tutti i segreti e gli effetti special che stanno dietro a uno spettacolo; saliranno su una mongolfiera per osservare le nuvole; saranno coinvolti una avventurosa caccia al tesoro notturna e andranno a visitare un museo di arte moderna, scoprendo quadri bellissimi in cui si “tufferanno” letteralmente… e la serie si concluderà con una lezione in mezzo alla natura, in alta montagna, che porterà i protagonisti a conoscere un nuovo amico, il cervo Gunther.
Con questa nuova stagione, che si è avvalsa della consulenza pedagogica di Anna Antoniazzi (Università, di Genova) e Cosimo Di Bari (Università di Firenze), arrivano a 208 le puntate coprodotte da Gruppo Alcuni e Rai Kids e distribuite in numerosi paesi del mondo.
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